logotype
img1
img2
img3

Facebook


Home design ideas

Twitter

                  

Cerca

Violenza domestica, siglato l’accordo per portare in Italia il modello inglese

È stato sottoscritto questa mattina, presso l'Università di Milano-Bicocca, l'accordo tra l'Ateneo e la Global Foundation for the Elimination of Domestic Violence per portare in Italia il modello inglese contro la violenza sulle donne. La partnership è stata siglata dal rettore Marcello Fontanesi e da Patricia Scotland, presidente della Global Foundation for the Elimination of Domestic Violence, alla presenza del viceconsole generale britannico Elsa Einarsdottir (foto 1 e foto 2).

Marina Calloni, docente di Filosofia Politica e sociale presso l'Università di Milano-Bicocca è stata nominata ambasciatrice della Global Foundation for the Elimination of Domestic Violence e si occuperà di lavorare alla realizzazione di EDV Italy, attraverso una prima fase di ricerca e di sensibilizzazione presso le istituzioni.

La Global Foundation for the Elimination of Domestic Violence è stata fondata nel 2011 da Patricia Scotland, promotrice del "metodo Scotland" che in Inghilterra ha permesso di abbattere drasticamente il numero delle violenze domestiche: nel 2003 le cronache londinesi hanno registrato 49 omicidi di donne vittime di violenza domestica, nel 2010, con il progetto Scotland già avviato, il numero è sceso a cinque.

Benefici umani, ma anche finanziari: nel 2003 il costo del mancato lavoro delle donne era pari a 2 miliardi e 700.000 di sterline, fra il 2004 e il 2009 il costo è stato ridotto del 61 per cento e il risparmio è stato calcolato in 7,1 miliardi di sterline.

«L'Italia ha appena ratificato la Convenzione di Istanbul relativa alla prevenzione e alla lotta della violenza contro le donne e contro la violenza domestica - ha detto la baronessa Paricia Scotland - . Questa Convenzione ora deve essere implementata. Ecco perché è importante che la professoressa Marina Calloni abbia accettato il mio invito a diventare ambasciatrice per EDV GF, allo scopo di promuovere e di verificare la possibilità di creare in Italia una sede associata di EDV GF, simile al modello di intervento applicato nel Regno Unito, che ha ridotto del 64 per cento i casi di violenza domestica e che ha salvato molte vite».

«Per sconfiggere la violenza domestica c'è ancora molta strada da fare - ha spiegato Marialuisa Lavitrano, prorettore per l'internazionalizzazione - Come suggerisce il "metodo Scotland", servono reti integrate di avvocati, giudici, servizi sociali che possano intervenire rapidamente. Le vittime di violenza hanno bisogno assistenza e supporto immediato. E anche la scuola e l'università giocano un ruolo fondamentale in questa lotta: istruzione, dialogo, consapevolezza sono armi indispensabili contro gli abusi».

Sempre questa mattina è stato presentato il libro Il male che si deve raccontare. Per cancellare la violenza domestica, scritto da Simonetta Agnello Hornby e Marina Calloni, ed edito da Feltrinelli, i cui proventi serviranno a finanziare questa prima fase di attività che porterà alla creazione di EDV Italy (foto 3).

Metodo Scotland, ecco come funziona    
Il metodo Scotland prevede che contro la violenza domestica lavorino innanzitutto due organismi: un gruppo di intervento in grado di valutare i rischi per la vittima e un tutor che la segua subito dopo la denuncia e per almeno tre mesi. La vittima avrà a disposizione un alloggio pubblico così da poter lasciare l'abitazione insieme ai propri figli e potrà contare sul supporto della propria azienda, senza rischiare di perdere il lavoro. Il sistema si fonda su tre elementi integrati: servizi funzionali, nel senso di interconnessione tra sistema giudiziario, polizia, servizi medico-sanitari e sociali, protezione e assistenza legale per le vittime; risultati economici, derivanti dalla diminuzione delle assenze dal lavoro causate da maltrattamenti; valutazione dei costi umani attraverso la promozione di politiche sociali ad hoc. Puntare su questi tre aspetti, in Gran Bretagna, è significato ridurre i casi di violenza e, allo stesso tempo, aumentare il PIL grazie al fatto che le donne possono tornare a lavorare, sapendo di essere assistite e di potere avere giustizia.