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Maternity Blues. Il Film

Ha circa 34 anni, una buona istruzione, uno stato sociale medio, è sposata o convive. È questo il profilo - secondo il Corriere - più comune della donna che soffre di depressione in gravidanza o dopo il parto. Accade ogni anno a un numero variabile tra 55mila e 80mila donne italiane, che ancora troppo spesso vengono lasciate sole, mentre moltissimo può essere fatto per prevenire e alleviare il loro disagio.

Oggi parliamo di un film che racconta la storia di quattro donne diverse tra loro, ma legate da una colpa comune: l'infanticidio. Un film che ha sollevato molte polemiche perchè tocca tematiche "scottanti". La maternity blues, o tristezza post-partum, è una sindrome benigna transitoria che interviene nelle prime 48 ore dopo il parto. A volte si trasforma in una vera e propria depressione, che può portare a compiere gesti estremi, anche sui propri stessi figli.

 

Su depressionepostpartum.it leggiamo che si manifesta quando la donna presenta da e per almeno due settimane umore depresso, mancanza di piacere e interesse nelle abituali attività e almeno cinque di questi sintomi: disturbi del sonno e/o dell’appetito, iperattività motoria o letargia, faticabilità o mancanza di energia, sensi di colpa, bassa autostima, sentimenti di impotenza e disvalore, ridotta capacità di pensare o concentrarsi e pensieri ricorrenti di morte. Le cause sono molteplici e coinvolgono fattori ormonali, fisici, psicologici, sociali e cognitivi. Se i sintomi riscontrati sono di entità maggiore rispetto a quelli di un semplice “baby blues”, la depressione post-partum può essere affrontata in ambito medico in modo differente a seconda del tipo e della gravità dei sintomi. Le cure possono consistere nella psicoterapia e nella partecipazione a terapie di gruppo con donne che manifestano la stessa sintomatologia; nell’eventuale assunzione di ansiolitici e antidepressivi, che sono cure possibili, ma da assumere comunque sotto controllo medico e valutando l’eventuale sospensione dell’allattamento.

È necessario rivolgersi ad uno specialista se i sintomi sono di una entità allarmante o comunque persistono oltre le due settimane, se si ha la sensazione di poter fare del male a se stesse o al proprio bambino e se i sintomi di ansietà, paura e panico si manifestano con grande frequenza nell’arco della giornata.

La trama del film - Quattro donne, accomunate dall'aver ucciso i loro piccoli figli a causa della depressione post partum, espiano la loro colpa all'interno di un ospedale psichiatrico, devastate dal senso di colpa. Clara (Andrea Osvárt) è combattuta dall'accettare che il marito si sia ricreato un'altra vita lontano da lei, Eloisa (Monica Birladeanu)  riversa il suo dolore nel cinismo che mostra alle altre, Rina (Chiara Martegiani) si è convinta che l'aver assassinato la sua bambina sia stato un atto d'amore, mentre Vincenza (Marina Pennafina), nonostante il forte credo religioso le dia conforto, non riesce a staccarsi dall'amore per gli altri due figli rimasti in vita, a cui continua a scrivere lettere mai spedite.  Fabrizio Cattani, già autore dell’inopinatamente acclamato Il rabdomante (2007), ha il passo della fiction televisiva, della quale non (ci) risparmia nulla: copione e dialoghi didascalici, colpi bassi nelle insopportabili sembianze di scene madri, sequenze involontariamente ridicole. Non l’aiutano le attrici (Osvárt, Birladeanu, Martegiani, Pennafina) concentrate in una recitazione rigida, da filodrammatica, incapace di regalare emozioni. (Fonte: Filmtv.it)