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Separarsi e ritrovarsi: piccoli passi verso l’autonomia

Riceviamo e pubblichiamo con grande piacere alcuni consigli per l'inserimento al nido della dott.ssa Noemi Mitaritonno (specializzanda in Psicologia), già intervenuta sul nostro blog in merito allo stress in gravidanza.

Care mamme, in quest’ultimo periodo mi è capitato di condividere con mia cugina e il suo cucciolo l’esperienza dell’ “inserimento al nido”, pratica ormai consolidata e fortemente radicata nella nostra cultura. Tutto questo ha fatto scaturire in me certe riflessioni e mi ha motivato ad approfondire l’argomento. “E’ una presa di coscienza ulteriore della propria maternità, perché ti accorgi che ce l’hai dandola a un altro..

Una mamma che decide di inserire il suo bambino al nido deve essere cosciente che si prende la sua prima grande responsabilità nei confronti del figlio.” (cit. di una mamma) Come potete ben immaginare, negli ultimi anni, la domanda di cura nei confronti del nido è notevolmente aumentata, non solo per ragioni di necessità ma anche (e questo ci tengo a sottolinearlo) per una precisa scelta culturale di molte coppie genitoriali, che riconoscono a tale servizio per l’infanzia una precisa valenza educativa. Molti sono i genitori che decidono infatti di “condividere la responsabilità educativa” nei confronti dei propri figli con figure professionali, come quella delle educatrici del nido, nella convinzione che esso costituisca il luogo più adeguato a favorire la socializzazione dei bambini con i pari e a rispondere ai loro bisogni affettivi e cognitivi. Inutile negare che l’inserimento costituisca anche un delicato passaggio del bambino dalla sicurezza della famiglia a un contesto educativo extrafamiliare. Primo reale distacco, descritto da alcuni come “evento allarmante e traumatico”, da altri come “occasione evolutiva”. Attualmente, all’interno del sistema educativo italiano è consuetudine, per l’esplicazione di tale fenomeno, la progettazione di strategie di inserimento orientate alla flessibilità (nei tempi e nei modi) e alla gradualità, nel rispetto delle caratteristiche di ogni diade madre-bambino. E così, dopo i primi contatti con la famiglia, il nido propone alla coppia adulto-bambino di trascorrere del tempo nel nuovo ambiente per familiarizzare con educatrici, bambini e ritmi della nuova giornata educativa. Questa fase consentirà anche all’educatrice di osservare le abitudini, i ritmi e lo stile affettivo e relazionale della diade. Dopo una conoscenza reciproca la mamma si allontanerà, all’inizio per brevi periodi e man mano per periodi sempre più lunghi, dando la possibilità all’educatrice di instaurare una sua nuova e personale relazione con il bambino. Ma al di là della prassi e del concreto snocciolarsi degli eventi, la permanenza del bambino al nido costituisce a un livello più profondo un “processo emotivo e psicologico” che caratterizza le prime esperienze di separazione del piccolo dalla sua figura di riferimento familiare (principalmente la madre) e la successiva costruzione di nuovi e differenti legami, potenzialmente positivi e sicuri, con altri adulti. Il piccolo si affaccia così ad un universo relazionale più complesso e articolato, inizia a sperimentare la propria autonomia, il suo essere con gli altri e l’esplorazione di un nuovo ambiente. Nonostante la difficoltà con cui anche le mamme affrontano questo momento estremamente delicato, tuttavia è importante che esse si pongano come referenti collaboranti e non antagonisti. L’instaurarsi di una buona relazione, fondata su ascolto empatico e comprensione reciproca, tra madre ed educatrice assicurerà lo sviluppo di un buon legame, contiguo e complementare a quello della famiglia, tra educatrice e bambino. La separazione dalla figura di attaccamento materna e la futura permanenza al nido per il bambino saranno facilitate e vissute il più serenamente possibile solo se sostenuti da una certa continuità emotiva tra l’esperienza vissuta a casa la nuova situazione. Esperienze positive di distacco e ricongiungimento con il proprio bambino, nella certezza per la madre di potersi allontanare dal piccolo pur restando la sua figura di riferimento principale (base sicura), sono quindi indicatori di un buon inserimento al nido e di una relazione madre-bambino più evoluta e matura. Quindi care mamma, non fatevi impressionare da questo momento critico ma cercate di viverlo trasmettendo serenità ai vostri piccoli. Essi, pur essendo completamente parte di voi, per crescere hanno bisogno di allontanarsi, certi di poter tornare sui propri passi.

Noemi Mitaritonno