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Maltrattamenti sui bambini: come si riconoscono i segni dell’abuso?

Il maltrattamento è ancora un fenomeno sommerso. Sono quasi centomila i bambini vittime di abusi e maltrattamenti in Italia, lo 0,98% della popolazione minorenne. Il dato sconcertante è emerso per la prima volta in Italia grazie al lavoro di Terres des Hommes e Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia). Tra le cause principali:  trascuratezza materiale o affettiva (52,7%), violenza assistita (16,6%), danni psicologici (12,8%), violenza sessuale (6,7%), patologie delle cure (12,8%) e maltrattamento fisico (4,8%).  Numeri che fanno pensare e spaventano.  Ma come si riconoscono i segni dell’abuso?  Ne parliamo oggi con la dott.ssa Maddalena Mancioli, psicoterapeuta, consulente Tecnico e Perito del Tribunale di Firenze.

Quali sono i segnali che non vanno mai sottovalutati quando si sospetta che un bambino venga maltrattato?

 Quando si parla di maltrattamenti non si può omettere una premessa necessaria: non esistono sintomi che connotino in maniera specifica una situazione di abuso; la maggioranza delle volte, si tratta di manifestazioni correlabili ad un'ampia gamma di condizioni ambientali sfavorevoli ma non riconducibili in maniera diretta ed univoca ad un'esperienza di maltrattamento. E' necessaria quindi estrema cautela nell'identificare un comportamento come un indicatore di abuso ma il sintomo deve essere messo in relazione alla persona interessata e al suo ambiente. Tuttavia ci possono essere dei segnali da non sottovalutare. La prima cosa, che può sembrare banale, è la presenza di lesioni fisiche, ustioni, abrasioni,morsi, lividi. Si dovrebbe inoltre porre attenzione ai disturbi del sonno e dell'alimentazione, alle lamentele insistenti per dolori fisici. Da un punto di vista più strettamente psicologico, paure o preoccupazioni immotivate, esplosioni emotive improvvise, sintomi depressivi, tendenza all'isolamento, regressioni, aggressività e comportamenti oppositivi possono segnalare un maltrattamento. Ovviamente è necessario non sottovalutare anche comportamenti autolesionistici, tentativi di suicidio e comportamenti sessuali inappropriati per l'età di riferimento. In generale è comunque necessario porre attenzione a tutti quei segnali comportamentali improvvisi che si protraggono nel tempo e che non sono modificabili dalle strategie di rassicurazione dell'adulto, ma che non possono essere ricollegabili a eventi o cambiamenti nelle abitudini di vita. Di solito, ai genitori che mi fanno questa domanda, rispondo che loro conoscono il proprio figlio: se mette in atto comportamenti o fa cose che non sono da lui, forse è il caso di approfondirne a causa.

I maltrattamenti possono danneggiare anche in modo irreversibile lo sviluppo affettivo, cognitivo, relazionale e fisico del minore?

Sì, senza dubbio i maltrattamenti possono causare danni irreversibili a vario livello. Non bisogna infatti tralasciare il fatto che vengono perpetuati a danno di un minore e coinvolgono una persona che deve ancora costruire la propria personalità ed identità. Le conseguenze sono ancor più gravi se chi compie l'abuso rappresenta un adulto di riferimento che in teoria dovrebbe essere guida e sostegno, nonché figura di attaccamento del bambino. Per usare una metafora, è come se il minore  fosse un marinaio in mare aperto, in tempesta, senza una bussola: come può orientarsi? Se maltrattamenti ed abusi sono riconosciuti come fatti e reati, ed è dimostrabile un nesso causale tra fatto-reato e alterazioni delle personalità o psichico-relazionali è possibile parlare di danno psicologico rilevante anche sotto l'aspetto giudiziario.

Nell'esperienza sul campo di LVdC (Associazione La Via dei Colori ndr) è emerso come molto spesso le categorie diagnostiche classiche, siano incomplete per questi casi. Le conseguenze sono che molto spesso, mancando un'adeguata formazione ed informazione sulle ripercussioni psicologiche di un maltrattamento o abuso, questi bambini possono essere anche difficilmente inquadrati e supportati correttamente anche nel normale percorso scolastico.

Quali sono le forme e le conseguenze dell’abuso psicologico?

 Viene definito abuso psicologico l'insieme di comportamenti attivi o omissivi (anche non sanzionabili legalmente) che vengono giudicati psicologicamente dannosi. Viene agito da persone che sono in una posizione di potere rispetto al bambino e può presentarsi sotto varie forme. Si parla di abuso psicologico per tutti quei comportamenti di svalutazione e disprezzo, ostilità e rifiuto, critica ripetuta dell'aspetto, del comportamento e della personalità del minore. Può danneggiare in maniera irreversibile lo sviluppo fisico, cognitivo, affettivo e relazionale del bambino. Rientrano inoltre nella categoria di abuso psicologico l'incuria, la trascuratezza ma anche l'iperprotezione, l'uso delle immagini a scopo di spettacolo o lucro che non tenga conto dei bisogni o della dignità del minore e la cosiddetta Sindrome di Alienazione Genitoriale. Tutti questi comportamenti messi in atto ai danni di un minore da una persona di riferimento, possono causare gravi alterazioni nello sviluppo fisico e psicologico del bambino.

 Parliamo della sindrome del bambino scosso, causata da violenti scuotimenti operati sul neonato nel tentativo disperato di farlo smettere di piangere. Se ne parla poco. In cosa consiste?

La Sindrome del Bambino Scosso è caratterizzata da una varietà di sintomi causati da danni neurologici provocati a bambini, in genere sotto l'anno di età, secondari allo scuotimento violento. Il cervello del neonato è ancora immaturo e lo scuotimento con brusche accelerazioni e decelerazioni del capo causa delle lesioni di tipo meccanico all'encefalo. Questo effetto è aumentato dal fatto che il neonato ha un'ipotonia dei muscoli del collo (motivo per cui non è in grado di tenere su la testa da solo) e il sistema nervoso è ancora immaturo, quindi più debole. Gli assoni (la parte del neurone in cui passa il segnale nervoso), possono essere stirati violentemente o addirittura rompersi. I sintomi della SBS sono vari: sonnolenza, vomito, mancanza di appetito fino ad arrivare a lesioni a collo o a spina dorsale, emorragie cerebrali o retiniche, perdita di coscienza o coma. Nella maggioranza dei casi, la sindrome viene provocata da una persona che si occupa del bambino stremata dal pianto incessante o dalla deprivazione di sonno; per questo è fondamentale per la prevenzione che i genitori siano sostenuti o supportati nel difficile cammino della genitorialità.

Come ci si può difendere da chi usa le mani come unica forma di comunicazione?

La prima cosa che mi verrebbe da dire è che la violenza non è mai tollerabile. Inviterei quindi a denunciare senza esitazioni, dal momento che chi utilizza la violenza come forma di comunicazione sicuramente non potrà cambiare modalità a meno che non decida di intraprendere un sincero percorso personale specifico.

Quindi la prima difesa è la denuncia. In seconda istanza, direi che un supporto psicologico possa essere utile nell'accompagnare la vittima nel ricostruire se stessa e la propria vita. Al tempo stesso credo anche che non esistano orchi o carnefici in senso assoluto: chi sceglie la violenza, lo fa perchè non ha altri strumenti disponibili; è per lui la migliore scelta possibile. Sarebbe quindi fondamentale in questo senso occuparsi non solo di chi subisce ma chi mette in atto la violenza in modo da potergli fornire delle strade alternative.

Da che età si può ascoltare un minore testimone/vittima?

Per legge l'idoneità psichica a rendere testimonianza non è legata all'età anagrafica del bambino; ovviamente deve aver acquisito un livello minimo di competenza linguistica ma non c'è un'età minima. E' il Giudice che molto spesso chiede nei suoi quesiti se il minore sia idoneo o meno a testimoniare; spetta al perito, di solito psicologo o neuropsichiatra, indagare questa capacità.

Se si sospetta che il proprio bambino abbia subito abusi o maltrattamenti in strutture pubbliche cosa si può fare?

Direi che è necessario rivolgersi a professionisti esperti nel campo: ci deve essere una valutazione puntuale e multidisciplinare sul fatto che sussistano o meno i requisiti per un sospetto di maltrattamento. I genitori devono avere la possibilità di essere orientati ed informati su quale sia l'iter legale, la corretta modalità di svolgimento ed essere supportati psicologicamente in questo difficile percorso.