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Crescere figli maschi e figlie femmine: le sfide del genere

Annalisa Valsasina, psicoterapeuta e cofondatrice di Matrioska Group E’ molto probabile che tutte le mamme e papà si ricordino esattamente i pensieri e le emozioni provate nel sentire pronunciare per la prima volta la fatidica frase “E’ un bel maschietto, signora!” oppure “E’ una bella femminuccia!”. Quello che forse non tutti sanno è quanto questa di per sé semplice informazione su nostro figlio, sia un importante fattore intorno a cui costruiremo da subito tutta una serie di fantasie e aspettative, ancora prima che il bambino nasca. Il genere infatti rappresenta un forte catalizzatore di significati, sia sociali che individuali, che inevitabilmente influenzeranno il modo in cui ci rapporteremo al bambino in arrivo e il modo in cui interpreteremo i suoi comportamenti e atteggiamenti, fin dalla gravidanza.

Che sia un maschio o una femmina (quindi anche dello stesso sesso del genitore o meno) non sarà inevitabilmente la stessa cosa, perché questa caratteristica di partenza, che segna una netta differenza di campo, “sfiderà” la relazione su aspetti diversi. E’ vero che ciò può essere detto per qualsiasi caratteristica del bambino (crescere un figlio dal temperamento calmo e tranquillo è ben diverso dal crescere un figlio vivace e incontenibile), ma nel caso del genere ecco intervenire, oltre alle nostre idee e rappresentazioni, un insieme di condizionamenti culturali, stereotipi, attribuzioni di caratteristiche ai due sessi così radicati e diffusi che possono allontanarci dalle caratteristiche reali del bambino.  

Ma da cosa siamo influenzati?

Alla base del nostro comportamento e delle nostre aspettative rispetto ai figli maschi e femmine ci sono inevitabilmente le nostre idee sul maschile e sul femminile, idee che possono essere più o meno libere da stereotipi, ma che certamente sono influenzate dai modelli della società in cui viviamo. Tradizionalmente, per esempio, ai maschi vengono maggiormente attribuite caratteristiche come la forza, il coraggio, la determinazione, l’aggressività e alle femmine aspetti come la dolcezza, la tranquillità, la cura di sé e degli altri, ecc. Cosa c’è che non va in queste rappresentazioni? Nulla di per sé se non la generalizzazione, che è sempre riduttiva, e soprattutto la limitazione che spesso è determinata dal ritenere certe caratteristiche come esclusive di un solo genere. Ecco quindi che alle bambine (e donne poi) può essere per esempio limitata la libera espressione dell’aggressività, della rabbia, della determinazione, o ai bambini (e uomini poi) le manifestazioni di sensibilità, dolcezza, affettività. L’effetto è dunque un forte vincolo allo sviluppo armonioso e completo dell’identità personale.

Dove si formano queste aspettative di genere?

Certamente sono aspetti veicolati da secoli di cultura e tradizioni, che trovano poi caratteristiche particolari in ogni specifico momento storico. Ma oltre a questi elementi culturali, ci sono le storie individuali e, in particolare, le nostre specifiche esperienze con “la femmina” e il “maschio” per eccellenza per noi, ovvero le nostre mamme e i nostri papà. Da queste figure infatti, attraverso i  modelli concretamente mostrati, impareremo cosa vuol dire essere maschio ed essere femmina in famiglia, in coppia, sul lavoro e nella società e questi messaggi, più o meno consapevolmente influenzeranno il modo in cui noi stessi vivremo il nostro genere di appartenenza e lo trasmetteremo ai nostri figli.

Qual è dunque il punto di partenza per ogni genitore che si interroga sul tema?

Come sempre la consapevolezza è lo strumento che ci può venir in aiuto. Chiediamoci quindi: quali idee, concetti, attributi associamo all’essere femmina e all’essere maschio? Quali sono le differenze principali che vediamo? Ci sono cose che riteniamo assolutamente inadatte o assolutamente in linea con l’essere femmina o maschio? Partendo da queste domande possiamo attivare una riflessione critica e capire quanto le nostre risposte riflettano idee stereotipate, o derivate dalla nostra storia personale, che oggi forse, da adulti, possiamo permetterci di rivedere.

Una cosa è certa: noi tutti nasciamo con alcune “pulsioni” di base che sono indifferenti dall’essere maschio e dall’essere femmina e con una gamma comportamentale ed emotiva identica. Siamo tutti desiderosi di affermarci e distinguerci ma anche di appartenere, di amare, di costruire relazioni significative. Tutti nasciamo con la spinta a diventare autonomi, a crescere e a conoscere e realizzarci. Tutti abbiamo lo stesso corredo emotivo fatto di paura, rabbia, tristezza e gioia. Tutti abbiamo da bambini energia vitale, curiosità, creatività. E allora cosa succede nel passaggio alla vita adulta?

Ecco alcuni consigli per una genitorialità il più possibile rispettosa delle differenze:

  • Siate consapevoli dei vostri modelli appresi di maschile e femminile: analizzateli, attualizzateli, “buttate” ciò che non è vero per voi oggi e soprattutto ciò che non corrisponde in nessun modo alle caratteristiche reali di vostro figlio
  • Esplorate la vostra storia: individuate ciò che, in quanto donna o uomo, vi è stato negato, datevi il permesso di sperimentarlo oggi. Questo percorso può essere fatto in autonomia oppure può richiedere un percorso di accompagnamento con un professionista, per recuperare le parti di noi più “sacrificate”
  • Osservate i vostri figli e sostenete lo sviluppo delle diverse dimensioni della loro personalità, maschile e femminile: siate dei modelli diversificati, fate vedere ai vostri bambini come si è mamme, mogli, lavoratrici, figlie… e padri, mariti, lavoratori, figli, ecc.
  • Non giudicate i comportamenti dei vostri bambini e non etichettateli in stereotipi che non riflettono le loro individualità: provate a definire le loro caratteristiche in positivo
  • Accettate i vostri errori e i vostri pregiudizi: liberarsi di millenni di cultura non è facile!

Annalisa Valsasina, psicoterapeuta e cofondatrice di Matrioska Group http://www.matrioskagroup.it

 


Per prevenire la trasmissione di stereotipi che possono fortemente limitare le potenzialità e identità delle persone in base al genere di appartenenza, con effetti sociali e individuali di medio periodo, Matrioska Group  organizza programmi di intervento nelle scuole, di diverso ordine e grado, che coinvolgono tutti gli attori del processo educativo (alunni, insegnanti, genitori).

L’obiettivo è quello di diffondere e promuovere nelle nuove generazioni, sin dall'infanzia, una cultura basata sul rispetto delle differenze in ogni campo di vita.

Il progetto, modulabile in funzione delle necessità della scuola, può essere proposto dai genitori o promosso dai dirigenti della scuola stessa.

Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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