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La bella addormentata nel bosco

Per la rassegna "Gentitori e bimbi", una nota della Dott.ssa Giuditta Mastrototaro, Pedagogista e mamma di tre bambini.

Come nella favola la bella addormentata nel bosco dove tutte le fate del regno vennero a vedere la bimba nata dal re e dalla regina e gli furono dati molti doni. Così molti amici e parenti vengono a vedere il nuovo nato e gli regalano: kit biberon per augurare un buon inizio con il latte artificiale, invece del seno materno, la radiolina per ascoltare la bimba quando i suoi genitori non sono con lei, invece che stargli accanto e un libro per insegnare al bambino a dormire tutta la notte, invece che rispettare i suoi ritmi naturali. Tutte le persone del regno non mancarono di far recapitare anche ai due sprovveduti genitori tutti i consigli e le raccomandazioni utili per allevare una bambina/o perfetto: non prenderla in braccio altrimenti si vizia, non cedere ai suoi pianti, dargli da subito le regole. Quel regno e quel paese sono più vicini che mai, sono tutti pronti a consigliare come fare con i bambini e a stabilire regole che vadano bene per tutti. La base per tutte queste cicale della televisione o degli esperti è sempre la stessa: non entrare in connessione con i bambini e con i loro bisogni e sentimenti, ma scegliere la via dell’addomesticamento, dell’alimentazione a orari per non dare troppo fastidio a mamma e papà, del dormire tutta la notte per far riposare i genitori e punizioni e premi per impostare da subito il bambino come fosse un decoder.

La madre si trova in una sorta di confusione dettata tra quello che sente dentro, se riesce ad ascoltarsi, e quello che gli gridano, gli ammoniscono gli altri.

Nell’immaginario comune, l’arrivo di un bambino corrisponde sempre a un periodo di gioia e idilliaco e gli unici sentimenti ammessi sono la felicità e il totale appagamento dall’esperienza di essere madre. Così la madre stessa si vergogna nel provare i sentimenti più comuni e naturali della maternità: inadeguatezza, desiderio di piangere, confusione, ma anche rabbia oltre all’amore e alla gioia. Come si fa a dire che si prova rabbia e insoddisfazione nei confronti del proprio ruolo di madre?  

Ci si rivolge a qualche trasmissione televisiva, face-book o al blog su internet per cercare le risposte ai bisogni di sicurezza e di consapevolezza delle proprie capacità genitoriali.

Dobbiamo tenere presente che l’essere umano è in grado di crearsi e raffigurazioni di rappresentazioni mentali sul futuro. Così per ogni nuova tappa del bambino ci immaginiamo il percorso ideale che dovrebbe avere per rispondere alle nostre aspettative.  Il bambino invece non risponde pienamente al nostro ideale semplicemente perchè è un essere umano, è una persona diversa da noi, che esprime fortemente il suo sentire e il suo vissuto, perciò il consiglio che ci arriva da una trasmissione televisiva o da internet non tiene conto dell’unicità di ogni situazione e dell’imprevedibilità degli eventi, che invece richiedono ai noi genitori un’estrema capacità di adattamento.

Così capita spesso di trovarci schiacciati dalla nostra cultura del distacco e della tecnologia a portata di mano e ci si trova disarmati e smarriti di fronte al proprio figlio. Si fa fatica a entrare in sintonia con lui, soprattutto quando si è radicata in noi l’immagine di ciò che è giusto per lui o quando si paragona il nostro stile educativo con le imposizioni date dalla Tata di turno. Sarà forse per questo che non vediamo più bambini che scivolano a pancia in giù, o che rotolano nei prati, che usano la paletta in giardino con il rischio di sporcarsi?

 La spontaneità e la semplicità non sono degne dei nostri figli. Per giocare i nostri figli hanno giochi intelligenti, con le spiegazioni in inglese e devono essere complicati, luminosi, rumorosi per attirare i bambini e per avviarli all’istruzione scolastica. L’angolino dei giochi fatto di poche cose che si possono immaginare si è trasformato in un paradiso meccanico pieno di bottoni e luci insomma l’ultimo innovativo gioco arrivato sui bancali del centro commerciale. Ai bambini si chiede spesso di andare a giocare in cameretta con i propri giochi da soli e di non interrompere i genitori affaccendati. Devono stare buoni e zitti, composti a tavola, non agitarsi troppo e ne richiedere troppe attenzioni.

Forse non ci ricordiamo più come si fa a vivere una vita non più strizzata dagli orari in cui sono incastrate tante cose da fare: ginnastica, violoncello, samba, cinese, nel week-and di corsa a visitare la fiera della solidarietà e quando c’è un momento di vuoto si può sempre accedere la tv per sorbirsi un’altra puntata su come si fa il genitore perfetto. Sarebbe bello per un attimo immaginare invece una giornata riposo con meno compiti a casa, meno ore di straordinario in ufficio, meno lezioni programmate di ginnastica. Insomma meno di tutto. Tutti a guardarsi in faccia l’un l’altro, per regalarsi fiducia nel proprio ruolo di genitore impefetto, un attimo di riflessione interiore e di semplice ascolto reciproco.

Certo questa è una microscopica rivoluzione copernicana nella cultura di oggi. Cambiare il proprio modo di comunicare con i nostri figli è possibile e possiamo attuarlo iniziando dal prendere sul serio i loro e i nostri bisogni e sentimenti. Molti genitori che non sanno di cosa stiamo parlando possono guardarci straniti e presto ci ridono dietro: Che cosa stai facendo? Non sai come si educano i bambini? O hai fatto un seminario con Giuditta?

La favola si conclude con il principe che bacia la principessa morta, ossia che tutti ritengono morta,  e solo grazie a questo suo coraggioso atto che la principessa e il principe rinascono a vita nuova. Ciò vuol dire che siamo noi a costruire la qualità del nostro vissuto, siamo noi che possiamo cambiare le cose vendendole da un’altra prospettiva, quella che contribuisce ad arricchire la nostra e altrui vita.

Giuditta Mastrototaro

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Bibliografia per approfondire:
Thomas Gordon. Ne con le buone e ne con le cattive. La meridiana
Rosenberg, Marshal B,: Comunicazione empatica. Edizione Esserci.
Tim Seldin. I bambini hanno bisogno di fiducia. Fabbri