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Un equipaggio in movimento: la famiglia dei papà e delle mamme

Apriamo – dopo aver ricevuto numerose richieste – la sezione dedicata ai papà nella quale pubblicheremo intereventi, interviste, news e consigli ad hoc per loro.

Per inaugurare la nostra sezione, abbiamo scelto di far intervenire la nostra esperta in dinamiche familiari: Palma Matarrese, counsellor professionista approccio Rogersiano, formatore “Metodo Gordon”, formatore “Koloi”. Ecco una nota tutta dedicata al ruolo dei papà.

Svolgendo il mio lavoro di formazione ai genitori mi trovo spesso a riflettere sul ruolo dei padri oggi. A causa dei cambiamenti sociali e della trasformata realtà familiare i padri hanno  perso il loro “ruolo”  di  figura autoritaria , detentore di regole, unico garante del sostegno economico e sembrano  disorientati dal non avere nuovi modelli di riferimento.

E’ come se  procedessero  “sperimentandosi”,  cercando ognuno all’interno del proprio nucleo familiare, di ritrovare una dimensione di equilibrio. Sento che c’e’ confusione poiché complessa è oggi la realtà famiglia con le sue diverse composizioni. In questa evoluzione e in questa complessità vedo però assolutamente positiva la maggiore vicinanza dei padri ai figli, il maggiore coinvolgimento nella loro  cura, il loro esserci in modo più consapevole. Mi soffermo a riflettere quanto un maggiore impegno delle mamme fuori di casa abbia aperto spazi di “ingresso” dei padri e questo sicuramente va a vantaggio dei figli che si arricchiscono del differente apporto di entrambi i genitori.  Infatti nella diversità di essere persone e quindi di relazionarsi  c’e sempre un arricchimento.

Al di la’ ovviamente dei singoli casi dove ci sono difficoltà specifiche legate alla vita e alla storia di ognuno credo sia utile riflettere sul ruolo fondamentale che il papà ha per la crescita di un figlio al fine di aiutare i genitori a riappropriarsi ciascuno del proprio ruolo e ad evitare di cadere in  una visione equivoca del padre che debba essere unicamente di  supplenza materna di accudimento, ossia il cosiddetto  “mammo”.

Ciò eviterebbe ai papà di sentirsi spesso inadeguati in questo  mero ruolo di sostituzione. ricordiamoci che ognuno ha uno spazio di relazione caratterizzato dalla diversità di genere.

Il padre è il responsabile del necessario distacco tra il bambino e la madre, fondamentale affinché egli  possa fare il suo  ingresso nel mondo esterno. Sappiamo che il suo ruolo e’ quello di inserirsi nel rapporto simbiotico madre-bambino rappresentando l’elemento differente che aiuta  a diversificare le emozioni, i sentimenti, le immagini e nel tempo lo accompagnerà   nelle tappe della crescita  verso l’autonomia .

Nella bambina generalmente sarà proprio questa figura ad influenzare, nel bene e nel male, i rapporti futuri con qualsiasi altra figura maschile con cui si relazionerà.

Si sa che  la presenza del padre e’ collegata  alla sfera dell’attività, del gioco, dell’esplorazione, del tempo libero. Il neonato reagisce da subito diversamente agli stimoli della madre rispetto a quanto avviene con quelli del padre ed è proprio l’interazione dei due livelli ad essere funzionale e positiva per la crescita del bambino.

Mi preme ribadire l’importanza del ruolo paterno fin dalla gestazione. poiché se da un lato e’ vero che la paternità è successiva (manca l’esperienza dei nove mesi di gestazione) è pur vero che fondamentale è il supporto che il padre può dare alla madre in termini di “cura” affinché essa possa esserlo per il figlio. Credo che i primi mesi di vita siano molto complessi e mi piace pensare che l’immagine di un papà che si occupa della mamma affinché essa si occupi del figlio, diventi esperienza acquisita in modo profondo.

Riconoscere, dunque, l’importanza del diverso modo di essere genitore fin da subito è essenziale per aiutare  i genitori stessi a condividere e rispettare tale diversità e quindi riuscire a supportarsi durante questa unica e complessa esperienza.

Più volte vedo mamme “critiche “ e “diffidenti” circa la capacità del compagno/marito di occuparsi “bene “ del figlio. Sento a volte una  certa sfiducia o paura, quasi come se noi fossimo le uniche depositarie del “saper crescere e accudire bene il bambino”. facciamo ancora fatica ad affidarci veramente pur sentendo spesso la fatica del doverci occupare.

Ed e’ proprio partendo da queste difficoltà e dalla capacità di riconoscerle che si può avviare un percorso di “crescita insieme”.

In definitiva quando penso ai genitori alle prese con la vita di un figlio, partendo dalla mia stessa esperienza, vedo l’immagine di una barca che si ferma per far salire un nuovo membro dell’equipaggio. Occorre ripartire rivedendo i pesi da distribuire, occorre ridefinire le mansioni e i ruoli di ognuno, occorre ripulire ed alleggerire la barca, tutto affinché un buon equipaggio e una buona organizzazione possa garantire di reggere in navigazione anche i il mare in tempesta.

E magari se ci si ferma in qualche marina può essere utile sostare per rivedere, per ridefinire, in un continuo aggiornamento perché le relazioni sono un continuo divenire.