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Le nuove linee guida per l'allattamento al seno

L’allattamento al seno è da preferire: lo sostengono le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità. E proprio per favorire tale pratica, il ministero della Sanità insieme alle maggiori società pediatriche italiane ha realizzato nuove linee guida su ‘Allattamento al seno e uso del latte materno/umano’.


Ecco le linee guida su Allattamento al seno e uso del latte materno/umano . Leggetele, stampatele e condividetele con chi crede di saperne di più. 

 

In Italia 9 neonati su 10 prendono il latte materno durante i primi giorni ma, già alla dimissione dall’ospedale, la percentuale di allattamento al seno cala al 77% per raggiungere il 31% a 4 mesi di vita del bebè e stabilizzarsi sul 10% oltre il sesto mese. Ecco i dati emersi dal nuovo Position Statement sull’Allattamento al seno e uso del latte materno/umano, che per la prima volta è sottoscritto dalle Società Scientifiche Pediatriche Italiane SIP, SIN, SIGENP, SICuPP e SIMP.


Riportiamo l'analisi della rivista D.it che riassume le linee guida ricapitolando i principali punti e facendoli commentare al dott. Mauro Stronati, presidente della Società Italiana di Neonatologia. 

PREVENZIONE DELLE PATOLOGIE Per ogni anno di allattamento, accumulato anche in diverse maternità, nella donna si riduce del 4% il rischio di sviluppare un cancro al seno e del 24% il pericolo di contrarre un tumore all'ovaio. Non solo: un bambino che non viene allattato al seno ha il 257% di probabilità in più di essere ricoverato nel primo anno di vita per infezioni delle basse vie respiratorie; va più incontro a diarrea e vomito (+178% rispetto a chi è allattato al seno), a otite (+100%), a diabete di tipo 2 (+64%), ad asma, anche quando non è presente in famiglia (+35%) e obesità (+32%), solo per citare le principali patologie.
"I benefici sono davvero numerosi – aggiunge il dott. Stronati - sia a breve che a lungo termine. Le madri che allattano vanno incontro a minori perdite ematiche e a una più rapida involuzione dell’utero dopo il parto. Le mamme che non allattano o che smettono precocemente, invece, sono più esposte alla depressione puerperale. Più a lungo si allatta, minore sembra essere il rischio di sviluppare ipertensione, iperlipidemie, patologie cardiovascolari, cancro del seno, dell’ovaio e diabete di tipo II, anche se questo non vale per le mamme che hanno avuto il diabete gestazionale".

LE CONTROINDICAZIONI PER LA MAMMA Capita, in allattamento, di avere lesioni del capezzolo. Per superare l'ostacolo, si può dare al bimbo il proprio latte dopo averlo estratto. In caso di malattie debilitanti per la donna, come influenza, diarrea, coliche, infezioni urinarie, la decisione se sospendere o meno l'allattamento spetta alla donna, ma è sempre bene evitare nel bambino una brusca interruzione. Le linee guida sfatano un mito: bere tanto non aiuta a produrre più latte. Se non bisogna affrettarsi a cercare di riconquistare la forma perduta (cambiare drasticamente abitudini può compromettere l'allattamento), allo stesso tempo non bisogna mangiare più del solito: in realtà, si legge nelle linee guida, a una donna che allatta bastano 500 Kcal al giorno. La dieta vegana potrebbe portare a una carenza di vitamina B12, da compensare con supplementi alimentari. Il presidente della Società Italiana di Neonatologia commenta: "Bisogna sfatare anche altri miti: l’allattamento non comporta un calo del visus e non va quindi proibito alle madri con miopia o altre patologie oculari. Anche l’insorgere di una nuova gravidanza, a meno di particolari fattori di rischio, quali il ritardo di crescita intrauterino, una storia di aborti ricorrenti o minaccia di parto pretermine, non giustifica una precoce interruzione dell’allattamento".

DURATA DELL'ALLATTAMENTO Allattare esclusivamente al seno fino ai 6 mesi di vita previene lo sviluppo dell'obesità quando il bambino avrà tra i 2 e i 9 anni. Questo perché il latte umano, al contrario di quello artificiale, contiene ormoni che regolano il metabolismo e l'equilibrio fame-sazietà. Uno degli spauracchi di un allattamento prolungato è l'interferenza con la vita sessuale dei genitori: una "interferenza plausibile" secondo le linee guida, ma che resta un "ambito molto intimo" si legge. Insomma, i genitori si consultino col pediatra per le esigenze del figlio, ma, per il resto, se la vedano tra di loro. Il dott. Stronati commenta: "Spesso certa stampa e alcuni professionisti attribuiscono a una lunga durata dell'allattamento al seno infondate connotazioni negative riguardanti lo sviluppo affettivo e sociale del bambino, senza considerare invece i benefici di salute materno-infantile che l'allattamento porta. Il rientro al lavoro della mamma è spesso motivo di interruzione forzata dell’allattamento, lo stesso vale per l'accesso ad alcuni asili nido. Io credo che la donna debba essere messa in condizione di scegliere liberamente e consapevolmente se continuare ad allattare il proprio bambino oltre il primo anno di vita, senza essere vittima di sciocchi pregiudizi o di costrizioni, o di colpevolizzazione, se non addirittura strumentalizzazioni, ad esempio, in corso di cause di divorzio".

ALLATTAMENTO E ALLERGIE Le linee guida sfatano un mito: non esiste un momento giusto per introdurre il glutine nell'alimentazione del bambino. E non serve neppure evitare, in gravidanza, di mangiare cibi molto allergenici come crostacei, noccioline, uova, soja per scongiurare future allergie nel bambino. Quello che è certo, è che nutrire il neonato esclusivamente al seno lo ripara maggiormente da altri tipi di allergie, come l'asma fra i 5 e i 18 anni, l'eczema prima dei 2, la rinite allergica prima dei 5. "Ad ogni modo – aggiunge il presidente della Società Italiana di Neonatologia - il latte materno è in grado di prevenire le infezioni intestinali, che hanno un ruolo scatenante nelle infiammazioni delle mucose in dipendenza dal glutine; inoltre il latte materno, fornendo al neonato piccole dosi di glutine che derivano dalla dieta materna, e alcune sostanze immuno-attive come oligosaccaridi e nucleotidi naturalmente presenti nel latte, favorisce una tolleranza immunologica nel bambino".

ALLATTAMENTO DEI NEONATI IN TERAPIA INTENSIVA Sono soprattutto i neonati in terapia intensiva ad avere bisogno dell'allattamento al seno, si legge nelle linee guida, perché nel loro caso riduce il rischio di patologie importanti come la setticemia, la meningite, l'enterocolite necrotizzante, oltre a migliorare l'evoluzione neurologica. Eppure in Italia, nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale (UTIN), si allatta pochissimo. Lo rivela uno studio condotto in 12 UTIN. Al momento della dimissione, solo il 31% dei neonati che pesavano meno di 1,5 Kg alla nascita era nutrito esclusivamente con latte materno. E peggio andava per i bimbi che pesavano fino a 2,5 Kg al momento del parto. Stronati raccomanda: "Bisogna invece consentire a entrambi i genitori un accesso libero al reparto di terapia intensiva, che permetta loro di avere contatti prolungati col bambino, anche attraverso la marsupio-terapia. Il latte materno estratto deve essere inteso come un importante gesto d’amore, il primo, per il neonato che ha avuto fretta di nascere. L’allattamento rinforza il ruolo della madre e la fa sentire utile, anzi indispensabile, nell’assistere il figlio".

LE BANCHE DEL LATTE UMANO DONATO Sono 165 in Europa, di cui 32 in Italia. Con 1122 madri donatrici per 7600 litri di latte raccolto nel 2011, il nostro Paese è al primo posto insieme alla Svezia nella classifica europea per numero di banche. Sono necessarie quando il latte materno non è disponibile. Certo, il trattamento termico cui viene sottoposto il latte donato, per inattivare batteri e virus, ne altera in parte le proprietà nutrizionali. Ma è pur sempre meglio del latte artificiale, perché riduce il rischio di enterocolite necrotizzante e migliora la tolleranza alimentare, mentre nei prematuri può abbassare l'ipertensione arteriosa e l'insulino-resistenza. "Le banche del latte operano grazie alla generosità di donatrici volontarie, accuratamente selezionate, che offrono il proprio latte a titolo gratuito. Ovviamente – assicura il presidente della Società Italiana di Neonatologia - le banche devono attenersi a procedure rigorose e standardizzate".

INQUINAMENTO E ALLATTAMENTO A inquinare il latte ci pensano soprattutto diossine e furani, che provengono da industrie e inceneritori. Nonostante ciò, anche in zone ad elevato inquinamento ambientale, è preferibile l'allattamento al seno rispetto a quello artificiale. "Questo perché il latte materno – commenta il dott. Stronati - compensa parzialmente gli effetti negativi dell'esposizione ai bifenili policlorurati (PCB) e alle diossine, che avviene attraverso numerose vie sin dal periodo prenatale, e che è associata a rischi per lo sviluppo neuro-motorio".

CATTIVE ABITUDINI CHE DANNEGGIANO IL LATTE La donna che abusa di droghe o alcol non deve allattare: queste sostanze tossiche sono tra le poche vere controindicazioni all'allattamento, secondo le linee guida. "Anche il fumo di sigaretta, pur non essendo una controindicazione all'allattamento – aggiunge il dott. Stronati - deve essere scoraggiato, perché si associa ad un maggior rischio di morte in culla, oltre che a scarsa crescita e ridotta produzione di latte. Il bambino, ovviamente, non deve essere esposto al fumo passivo".

LE CONTROINDICAZIONI PER IL BAMBINO In pochissimi casi il latte materno fa male al bambino. Non bisogna allattare quando il bambino ha la galattosemia o la fenilchetonuria. O quando la madre ha infezioni come l'HTLV I e II, la brucellosi non trattata e l'HIV. Certi mezzi di contrasto usati in diagnostica (gadopentetato dimeglumina, gadodiamide, gadoversetamide) sono più rischiosi di altri durante l’allattamento: vanno sostituiti o evitati. Anche le madri che ricevono terapie farmacologiche possono continuare ad allattare, con alcune eccezioni, ad esempio i farmaci chemioterapici. "In generale – raccomanda il presidente della Società Italiana di Neonatologia - la decisione di sospendere o continuare l’allattamento al seno deve sempre essere presa dopo un attento bilancio rischi-benefici".